Rinnovabili e tetto UE su elettricità: cosa succede il 30 settembre.

Si cominciano a prefigurare i possibili provvedimenti dell’incontro straordinario dei ministri europei dell’Energia fissato il 30 settembre. Secondo il Corriere della Sera del 18 settembre, questa volta il vertice dovrà portare a risultati concreti, perché il rischio è quello di dover spendere, per l’energia, duemila miliardi in più all’anno.

Prende sempre più forza l’ipotesi di una riduzione obbligata dei consumi energetici: in una proposta formale avanzata al Consiglio Ue, che sarà chiamato a votarla, la Commissione europea mette al primo posto la riduzione obbligatoria della domanda energetica. Si propone cioè l’obbligo di ridurre il consumo di elettricità di almeno il 5% durante le ore di picco selezionate; gli Stati membri dovranno individuare il 10% delle ore con il prezzo più alto previsto e ridurre la domanda durante queste ore di punta. La Commissione propone inoltre che gli Stati membri mirino a ridurre la domanda complessiva di elettricità di almeno il 10% fino al 31 marzo 2023. 

Le altre idee principali sembrano consistere per ora in un calmiere a 180 euro a megawattora sul prezzo dell’elettricità non prodotta da metano, e un tetto a 160 euro a megawattora al prezzo di tutto il gas importato. La Commissione si prefigge di proporre un prezzo massimo dell’elettricità a 180 euro a megawattora, se prodotta da fonti diverse dal metano (adesso il prezzo è di almeno 450 euro). Il limite rifletterebbe quanto occorrerebbe attualmente per produrre energia dalla lignite. L’Italia per ora ha fissato a 210 euro a megawattora la soglia per l’energia elettrica che non deriva dal gas: molto sotto il «prezzo unico nazionale», che di recente ha superato i 550 euro.

Nel frattempo il ministro Cingolani sta provvedendo a firmare un decreto sulla vendita di energia da rinnovabili con un sistema di aste alle utenze ad alto consumo energetico: il decreto “Energy release” consente la vendita diretta dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e ritirata dal Gse alle imprese interrompibili come quelle energivore. In contemporanea, il governo italiano ha deciso di fissare il costo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili — fotovoltaico, vento, idroelettrico — fra i 62 e i 65 euro a megawattora per quel 37% circa di elettricità pulita.

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