Transizione energetica ed elezioni. Come, e se, qualcosa cambia.

Certo, a seconda della coalizione vincente il 25 settembre lo scenario energetico sarà differente. Il Pd ha inserito nel programma l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili entro il 2030. Centrodestra e Azione parlano di nucleare e di rilancio della produzione di idrocarburi. Il programma dei 5Stelle non contiene target, ma ci si può aspettare una grande attenzione su rinnovabili ed efficienza. Tutti, in un luogo o nell’altro, parlano a gran voce di transizione energetica.

Cosa può cambiare, quindi?

La possibilità di un rilancio del nucleare in questo decennio è solo un argomento di campagna elettorale, nonostante qualcuno sia fermo sostenitore del contrario. L’estrazione di gas o petrolio nei giacimenti marginali dell’Adriatico sarà del tutto ininfluente, e soprattutto non converrà quasi per nulla. Eppure, anche in questi casi le parole “transizione energetica” continuano a comparire, come se tutto facesse parte del processo.

La transizione ecologica sarà invece centrale, anche considerando il contesto globale. Siamo di fronte agli effetti dell’emergenza climatica che sta colpendo pesantemente vari paesi, dal Pakistan allagato all’Africa, dagli Usa con temperature record all’Europa assetata. Secondo i dati di Copernicus, gestito dalla Commissione Europea, nel Continente la siccità nell’estate 2022 è stata la peggiore degli ultimi 500 anni. E gli impegni presi dalla maggior parte dei governi sono molto lontani dall’ambizione necessaria per affrontare la sfida climatica.

Dovremmo riuscire a ridurre le emissioni del 40-50% al 2030 per riuscire a raggiungere gli obiettivi di Parigi, mentre le emissioni globali sembrano invece destinate ad aumentare alla fine di questo decennio del 16% rispetto ai livelli del 2010. Ma ci sono anche buone notizie: la crescita del solare nel mondo, con un incremento del 38% nel 2022, ed un altro forte balzo previsto nel 2023. Per l’eolico offshore, la stima di McKinsey è di 630 GW installati entro il 2050, rispetto ai 40 GW del 2020. E continuano i miglioramenti delle prestazioni dei sistemi di accumulo, con interessanti novità (anche italiane). Sono state vendute 2,2 milioni di auto elettriche in Europa, un primo passo verso l’obiettivo di 30 milioni al 2030. Si conta che ormai siano 40 milioni le persone che lavorano nei settori delle energie rinnovabili, superando per la prima volta gli occupati nel comparto della produzione, trasporto e utilizzo dei combustibili fossili.

Insomma, una transizione energetica è in moto, il processo si sviluppa, e sta ai governi supportare o remare contro (auspicabilmente, no.). E non basterà; al rilancio delle rinnovabili dovrebbe corrispondere l’avvio di una fase di reindustrializzazione green del paese, in particolare nel Sud, senza la quale le rinnovabili sono destinate a rimanere qualcosa sempre un pò “di nicchia”. Ci sarà inoltre una grande attività da sviluppare nell’adattamento ai cambiamenti climatici, vista la fragilità del nostro territorio.

E infine, la formazione del prossimo governo sarà molto importante sia a livello interno che nei rapporti con l’Europa. Non potrà dimenticarsi di target e obiettivi, e neppure del Sistema Paese. Che può e dovrebbe avere un posto di primo piano nel processo di transizione energetica. Se ne ha le condizioni.

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