La transizione energetica in bolletta

È solo di lunedì l’annuncio del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: il prossimo trimestre le bollette elettriche aumenteranno del 40%. Già nel periodo luglio-settembre la bolletta della luce era aumentata del 20% a causa del forte aumento delle quotazioni delle materie prime e della crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2. Solo l’intervento del Governo, con un provvedimento di urgenza, è riuscito a contenere l’incremento al +9,9% agendo sugli oneri generali; una linea che, a detta del ministro, dovrebbe prevalere ancora, perché la transizione ecologica non si realizzi a spese delle fasce più vulnerabili della popolazione, ma sia una transizione cosiddetta anche sociale. Era forse da aspettarselo, nonostante la ripresa post-pandemia, se di post-pandemia si può veramente parlare. 
L’analisi trimestrale del sistema energetico nazionale dell’Enea mostra come, nel secondo trimestre del 2020, la domanda di energia sia cresciuta del 24%, la produzione di gas serra del 25% e l’indice che indica l’andamento della transizione energetica nel nostro Paese sia crollato del 39% rispetto all’anno scorso, collocandosi al minimo della sua serie storica. Secondo gli autori, a fine anno dovremmo aver recuperato oltre il 60% dei consumi di energia ‘persi’ nel 2020, mentre stando alle revisione di crescita economica ad oggi possiamo stimare un ritorno ai livelli pre-pandemia tra il 2022 e il 2023.
Un tempo lungo, che rischia di essere troppo lungo tanto per le famiglie quanto per le imprese, se vogliamo che la ripresa economica e sociale post-covid19 sia reale, e che la transizione energetica ne sia parte e obiettivo allo stesso tempo. Enea ha da tempo messo a punto l’indice Ispred, per misurare l’andamento della transizione energetica nel nostro Paese sulla base di sicurezza del sistema, prezzi dell’energia e decarbonizzazione: nel periodo aprile-giugno, l’Ispred è diminuito del 28% sul trimestre precedente, e del 39% rispetto al II trimestre 2020.
Una luce in fondo al tunnel arriva dallo studio “European Governance of the Energy Transition”, realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel anticipato il 4 settembre scorso nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, Francesco Starace, CEO e General Manager di Enel e Stefano Manservisi, Professore e Membro della Task Force Internazionale Indipendente sull’azione Creativa per il Clima, Sciences Po – Scuola di Parigi per gli affari internazionali.
“L’impegno dell’Europa sulla transizione energetica è stato confermato e ulteriormente corroborato dal recente pacchetto “Fit for 55”, che prospetta un percorso di transizione energetica molto ambizioso per il continente. L’Europa dovrà moltiplicare gli sforzi per implementare questo cambiamento perché, di questo passo, il continente raggiungerebbe il nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) del 55% non nel 2030, bensì nel 2051, ossia con 21 anni di ritardo. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, al passo attuale, il nuovo obiettivo del 40% fissato per il 2030 verrebbe raggiunto solo nel 2043. Dal punto di vista dell’efficienza energetica, con gli attuali livelli di miglioramento, l’Europa arriverà a quota +36% nel 2053 invece che nel 2030.” Il commento di Francesco Starace apre una possibilità, che prevede una unità di fondo di una cabina di regia europea intorno a un tema, quello dell’energia, che è di tutti. Proprio come i cambiamenti climatici, o una pandemia mondiale.

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