Transizione energetica uguale occupazione

L’abbandono del settore dei combustibili fossili porterà ad una perdita totale dell’80% dei posti di lavoro, che potrebbero passare dagli attuali 12,6 milioni a 3,1 milioni, con perdite particolarmente gravi nei settori nell’estrazione di carbone e della produzione di petrolio e gas.

Ma il saldo finale del 2050 potrebbe rivelarsi in attivo grazie alla crescita delle energie rinnovabili, che già nel 2020 hanno toccato il record storico dei 200.000 megawatt di nuovi impianti. La cosiddetta “riqualificazione della forza lavoro”, afferma l’ultima ricerca firmata dall’equipe di SandeepPai (University of British Columbia) e pubblicata su One Earth, è la chiave per ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e accelerare la transizione energetica.

La ricerca si pone dunque in continuità con lo studio di Ernst & Young di alcune settimane fa, sottolineando ancora una volta come l’aumento delle energie pulite e lo sviluppo dei processi di transizione energetica sia un percorso che va di pari passo con lo sviluppo occupazionale dei Paesi coinvolti negli accordi  di Parigi.

Mantenere ben al di sotto dei 2 gradi l’aumento della temperatura media globale porterà perciò, secondo i ricercatori, ad un guadagno netto di quasi 8 milioni di posti di lavoro nel settore energetico entro il 2050.

Analizzando i dati provenienti da 50 paesi diversi, i ricercatori hanno lavorato ad un modello di valutazione integrato dei posti di lavoro nelle varie industrie energetiche. Gli autori hanno quindi effettuato delle stime proiettate su sei scenari differenti: tre in cui l’aumento delle temperature medie globali rimane al di sotto dei 2 gradi come deciso a Parigi, e tre in cui la soglia viene superata per via dell’assenza di sforzi e interventi da parte dei singoli stati. 

Nei tre scenari ottimistici, secondo i risultati, non si è verificata alcuna perdita complessiva di posti di lavoro nel settore energetico: il deficit nei combustibili fossili è stato compensato dai posti di lavoro guadagnati nell’eolico e nel solare, in particolare nel campo manifatturiero. La stima parla per la precisione di 7,7 posti di lavoro in più entro il 2050, anno in cui l’Unione Europea mira a raggiungere la neutralità carbonica.

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