Stando alle ultime rilevazioni Terna datate al 26 luglio 2021, nel mese di giugno l’Italia ha attinto per il 42% del totale a fonti di energia rinnovabile. Un dato interessante perché rappresentativo di un cambiamento in atto: nei mesi precedenti, la quota di energia “pulita” era ben inferiore. Tolto maggio, quando si è toccato il 45%, la quota di rinnovabili sul totale si attestava al 37% in aprile, al 33% a febbraio e al 30% a novembre 2020. Una crescita continua quindi sin dall’autunno del 2020, periodo in cui l’energia pulita aveva invece accusato una riduzione del proprio contributo sul totale.
Nei mesi della prima ondata di Coronavirus, quando l’intera economia italiana era stata fermata dalle misure di contenimento, la quota di energia pulita sul totale aveva preso il sopravvento. Nel mese di aprile 2020 si conta un 47% del totale, nel mese di maggio 2020 addirittura il 51%. Un aumento netto e inequivocabile rispetto al mese di marzo 2020, dove la frazione delle rinnovabili si fermava ad un ben più contenuto 36%.
La pandemia ha ovviamente fatto la sua parte: se è vero che le imprese sono state costrette a chiudere, è altrettanto vero che è aumentato esponenzialmente il numero di persone che lavoravano da casa, riducendo sia i consumi e che la quantità di energie elettrica consumata e richiesta. Mentre però le centrali a combustibile fossile hanno lavorato a minor ritmo o, in alcuni casi, persino interrotto le loro attività, le fonti di energia rinnovabile hanno continuato a fornire il loro contributo. Ad una riduzione della componente fossile ha quindi corrisposto un maggior contributo relativo da parte delle fonti rinnovabili.
La produzione netta di energia, così come quella industriale e i consumi italiani, è poi aumentata ancora nel mese di giugno 2021 dell’1,5%. Una crescita spinta soprattutto dal fotovoltaico, che ha fornito il 5,7% di energia in più rispetto a giugno 2020, ma anche del termico (+4,8%).
Se la propensione alle fonti “pulite” è dunque cresciuta nel 2020 a causa dei lockdown, nel 2021, con la ripresa del Pil in atto, il tasso più elevato mostra un cambio di paradigma per la produzione di energia elettrica in Italia che potrebbe essere il frutto di un impegno a lungo termine. Verso una energia sempre più pulita.